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L'espressione scarabeo stercorario si riferisce a diverse specie di scarabei che si nutrono di sterco e che raccolgono il loro nutrimento (per conservarlo o per deporvi le uova) facendone caratteristiche pallottole e facendole rotolare sul suolo. Questo genere di comportamento viene esibito da diverse specie delle famiglie Scarabaeidae (sottofamiglia Scarabaeinae) e Geotrupidae.

Geotrupes stercorarius
Geotrupes stercorarius
Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Scarabeo stercorario
Scarabeo sacro
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Ordine Coleoptera
Famiglia Scarabaeidae
Tribù Scarabaeini
Specie Vedi testo

Nonostante sia dotato di ali, lo scarabeo stercorario non è in grado di volare. Le ali anteriori sono totalmente indurite (elitre) e vengono usate come protezione per il corpo [1].


Specie di scarabei stercorari


L'uso più appropriato dell'aggettivo "stercorario" è in riferimento al Geotrupes stercorarius, ma vengono comunemente chiamati "scarabei stercorari" anche le seguenti specie:


Abitudini


Uno scarabeo stercorario crea pallottole di sterco allo scopo di trasportare più facilmente il cibo verso un nascondiglio. Le pallottole di sterco servono come riserva di cibo, o come protezione delle uova.

Gli scarabei stercorari tendono a trasportare la loro pallottola lungo una linea retta orientandosi attraverso la luce emessa dalla Via Lattea[2]; se incontrano un ostacolo, cercano di superarlo scavalcandolo, senza cambiare direzione.


Gli scarabei stercorari nella cultura



Nell'antichità


Rappresentazione di uno scarabeo sacro sulle mura della Tomba KV6, Valle dei Re, Egitto
Rappresentazione di uno scarabeo sacro sulle mura della Tomba KV6, Valle dei Re, Egitto

Lo Scarabeus sacer è probabilmente la specie più nota di stercorario; questo insetto era venerato nell'Antico Egitto, e sue rappresentazioni pittoriche o in altre forme costituiscono un elemento tipico e ben noto dell'arte egizia. Lo scarabeo era infatti collegato a Khepri, il dio del Sole nascente, che si supponeva creasse il Sole ogni giorno in modo analogo a quello con cui lo scarabeo crea la pallottola di sterco.[3]

Nella favola di Esopo Lo scarabeo e l'aquila, l'aquila uccide una lepre nonostante le preghiere dello scarabeo di risparmiarla. Per vendetta, lo scarabeo distrugge due volte le uova dell'aquila. L'aquila, disperata, vola da Zeus e depone le sue ultime uova sul grembo del dio. Lo scarabeo, tuttavia, si ricopre di sterco e vola in faccia a Zeus; disturbato dalla spiacevole visione, il dio lascia inavvertitamente cadere le uova. Incapace di ricondurre i due litiganti alla pace, Zeus decide infine di cambiare la stagione dell'accoppiamento delle aquile, in modo che questa abbia luogo in un periodo dell'anno in cui non ci sono scarabei.[4]

Aristofane allude alla favola di Esopo nella sua commedia La Pace, in cui il protagonista vola sull'Olimpo a cavallo di uno scarabeo stercorario gigante.[5]


Nella cultura moderna



Note


  1. Scarabeo stercorario, su Parco Naturalistico Scientifico di Novezzina. URL consultato il 3 luglio 2020.
  2. Mangia letame ma in realtà è un astronomo, su repubblica.it, La repubblica. URL consultato il 29 gennaio 2013.
  3. Cosa simboleggia lo scarabeo?, su Focus, 18 giugno 2002.
    «Nell'antico egitto lo scarabeo era simbolo della resurrezione. Gli egizi credevano infatti che lo scarabeo della specie "stercorario" potesse rigenerarsi dalla palla di sterco che l'insetto fa rotolare davanti a sé.»
  4. L'aquila e lo scarabeo di Esopo, su guide.supereva.it.
    «Un’aquila inseguiva una lepre, che in mancanza d’altri protettori rivolse le sue suppliche a uno scarabeo...»
  5. HIC ET NUNC, su aiznic999.blogspot.com, 22 gennaio 2020.
    «...finché non si apprende che i due stanno preparando polpette di escrementi per nutrire un gigantesco scarabeo stercorario.»
  6. Balasso e l'io, su m.youtube.com, YouTube, 5 luglio 2017. URL consultato il 7 dicembre 2018.
  7. Balasso, discorso di capodanno 2013, su youtube.com, YouTube, 3 gennaio 2013. URL consultato il 7 dicembre 2018.

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[es] Escarabajo pelotero

Los escarabajos peloteros (o acatangas, en la región andina) son aquellos coleópteros que alimentan a sus larvas con boñiga o estiércol (excrementos). A ese fin, los escarabajos peloteros desgajan porciones del estiércol y, con sus patas delanteras en forma de paleta dentada, las apelotonan dándoles forma esferoide antes de transportarlas a cierta distancia, hasta el sitio donde han excavado una galería subterránea para enterrarlas. A veces la galería se forma debajo de la masa mayor de estiércol, y no existe transporte; y a veces, cuando este transporte existe, un segundo individuo es admitido a colaborar en el rodamiento de la bola. La forma esférica o de pelota que se brinda a la masa desgajada facilita dicho transporte, por cuanto opera en ello el principio de la acción mínima. Posteriormente, amasando bien una o varias bolas enterradas, con lo que se homogeneiza todo el material llevado a la galería, forman allí una hogaza o bola grande con todas esas porciones, a la que después dividen, esculpiendo con los fragmentos peras —u ovoides— de base más ancha y forma poco proclive a rodar. Cerca del extremo más agudo o punta la hembra introduce uno de sus huevos; luego ocluye (tapa) el agujero de la pera a través del cual penetró su ovipositor deponiendo el huevo, y ella, bien sola o bien con un colaborador, pule cuidadosamente todo el exterior de la pera, formándole una capa externa comprimida y casi lustrosa. Interiormente las peras se calientan unos grados con la fermentación del estiércol, aunque la superficie de este se endurece y se seca (proceso que se acelera por el prolijo pulimento proporcionado a cada pera), y así cada larva dispone del interior húmedo de su pera o pelota para comer y desarrollarse. En algunas especies, la hembra permanece puliendo las peras hasta casi la emersión de las larvas, eliminando así los mohos que podrían frustrar el proceso. Finalmente, la hembra emerge y por lo común muere. En tanto, terminada la etapa en la galería subterránea, cada larva saldrá de su pera a excavar y alimentarse de raíces para, finalmente, terminar su metamorfosis completa, emergiendo a la superficie como adulto para repetir el ciclo reproductivo. La descripción clásica -aquí resumida- es la de Jean Henri Fabre en la Serie I de sus Souvenirs entomologiques.[1]
- [it] Scarabeo stercorario



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