Nanotyrannus (il cui nome significa "tiranno nano" o "piccolo tiranno") è un genere invalido di dinosauro teropode tirannosauride. Conosciuto solo per due esemplari (forse tre), questi si sono rivelati esemplari giovani della specie contemporanea Tyrannosaurus rex. Studi successivi hanno rivelato che questi esemplari rappresentano individui immaturi che possono essere comodamente sinonimizzati all'interno del genere Tyrannosaurus, però la discussione tra i paleontologi è ancora in atto.
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Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Superordine | Dinosauria |
Sottordine | Theropoda |
Famiglia | † Tyrannosauridae |
Sottofamiglia | † Tyrannosaurinae |
Genere | † Nanotyrannus Bakker, Currie & Williams, 1988 |
Nomenclatura binomiale | |
† Nanotyrannus lancensis Bakker, Currie & Williams, 1988 (originariamente Gorgosaurus) | |
Sinonimi | |
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Rappresentato solo da un piccolo teschio (numero di catalogo CMN 7541), il genere è stato scoperto da Charles Gilmore nel 1942 e descritto nel 1946 come una specie di Gorgosaurus chiamata appunto G. lancensis[1]. Nel 1988, la specie è stata ridescritta da Robert Bakker e colleghi. Ricerche iniziali indicavano che le ossa del cranio erano fuse, sugggerendo un esemplare adulto. Alla luce di ciò, Bakker e colleghi assegnarono il teschio ad un nuovo genere, che chiamarono Nanotyrannus per le sue dimensioni apparentemente piccole[2] Comunque, lavori successivi hanno sollevato dubbi su ciò, e alcuni paleontologi non considerano la specie valida: siccome il fossile è contemporaneo a quello del Tyrannosaurus rex, molti paleontologi credono che sia una forma giovanile di quest'ultimo.[3]
Nel 2001 è stato scoperto un tirannosauro giovane più completo ("Jane", numero di catalogo BMRP 2002.4.1), appartenente alla stessa specie del Nanotyrannus originale. Nel 2005, una conferenza sui tirannosauri si è concentrata sulla validità della specie Nanotyrannus supportata dalla scoperta di "Jane", conservata nel Burpee Museum of Natural History. Molti paleontologi, come Phil Currie e Donald M. Henderson, hanno visto la scoperta di Jane come una conferma che il Nanotyrannus è un T. rex giovane o una specie fortemente correlata[4][5]. Peter Larson, d'altra parte, ha continuato a sostenere il Nanotyrannus come genere a sé stante.[6] Nel 2015, Phil Manning e Charlotte Brassie dell'Università di Manchester hanno condotto uno studio sull'esemplare "Jane" con l'ausilio di uno scanner LIDAR e l'utilizzo di dati e modelli al computer; i due studiosi hanno stimato che la massa corporea di "Jane" si aggirava tra i 600 e i 900 kg, di gran lunga inferiore al peso che ci si aspetterebbe da un giovane Tyrannosaurus.[7] Tuttavia, nello stesso anno, Holly Woodward Ballard dell'Oklahoma State University, condusse uno studio sull'istologia delle ossa dell'esemplare "Jane". Prendendo come modello la sezione del femore di "Jane", e contando gli anelli che presentava, Ballard ha dimostrato che Jane aveva solo 11 anni quando morì, suggerendo che l'animale era ancora in fase di crescita.[7]
Proprio lo studio di "Jane" potrebbe determinare se Nanotyrannus lancensis è una specie valida o se rappresenta solo un giovane T. rex.[8]
Inoltre, alcuni sostengono che Stygivenator, che è generalmente considerato un giovane di Tyrannosaurus rex, potrebbe essere un esemplare più giovane di Nanotyrannus.[9]
Alla fine del 2011 è stata resa nota la scoperta di un nuovo esemplare di tyrannosauride praticamente completo trovato insieme a un ceratopside nel 2006.[10] Gli esemplari sono stati studiati da Robert Bakker e Peter Larson sul posto, che hanno identificato il ceratopside come Triceratops e il tyrannosauride come Nanotyrannus. L'esemplare, soprannominato "Bloody Mary", presenta braccia lunghe quasi 3 piedi, con le ossa della mano una volta e mezza più lunghe di quelle dell'esemplare di T. rex "Sue". Tuttavia, la conferma di tali affermazioni e se il campione sia effettivamente distinto da T. rex, sono impossibili da determinare, poiché l'esemplare "Bloody Mary" rimane in mani a privati e dunque lontano dall'accesso scientifico.[7] Il paleontologo Jack Horner è arrivato al punto di affermare che l'esemplare è "scientificamente inutile" a causa del suo scavo da parte di privati, e non da parte di accademici addestrati a ricostruire l'ambiente circostante.[11] La proprietà dell'esemplare, che è ancora contestata, sarà decisa dalla Corte Suprema del Montana, nel 2019.[12]
Uno studio del 2020 condotto da Woodward e colleghi ha stabilito che gli esemplari riferiti a Nanotyrannus erano ontogeneticamente immaturi e hanno dimostrato che le affinità più probabili di questi campioni appartenevano a Tyrannosaurus.[13]
Tra le principali differenze che i paleontologi a favore della teoria di Bakker sulla quale il Nanotyrannus rappresenterebbe una specie a parte da Tyrannosaurus, vi sono il numero dei denti. Il Nanotyrannus possedeva molti più denti nelle sue fauci, contando ben 14-15 denti per ciascun lato della mascella superiore e 16 denti in ciascun lato della mascella inferiore. Dal canto suo il Tyrannosaurus disponeva di ben 11-12 su ogni lato della mascella superiore e 11-14 in quella inferiore. Le implicazioni esatte di questa differenza nel numero di denti è molto controverso. In uno studio del 1999 sui modelli di crescita dei tirannosauridi, il paleontologo Carr ha dimostrato che, in Gorgosaurus libratus, il numero di denti diminuiva con la crescita dell'animale e ha usato tali dati per sostenere l'ipotesi che il Nanotyrannus fosse solo un esemplare giovane di T. rex.[3] Tuttavia tale ipotesi fu smentita e screditata da un'accurata ricerca sui modelli di crescita di Tarbosaurus bataar (animale maggiormente imparentato con Tyrannosaurus), esponendo che durante la crescita questi animali non perdevano i denti, affermando anche i livelli e i modelli di crescita di Tyrannosaurus e Gorgosaurus sono molto diversi in quanto fanno parte di due diverse sottofamiglie.[14] La prova di tale teoria arrivò nel 2006 con il ritrovamento del cranio di un giovane Tarbosaurus che contava lo stesso numero di denti di un adulto, dando un'ulteriore prova che il Nanotyrannus fosse un genere a se stante.[15] Ulteriore prova della distinzione di Nanotyrannus da Tyrannosaurus, suggerita da Larson oltre che alla diversa costituzione del cranio, sono le zampe anteriori che in Nanotyrannus sono ben più lunghe (in relazioni al corpo), presentando anche falangi più grandi e una forcula più estesa.[9]
Un'altra differenza citato da coloro che sostengono la validità di N. lancensis come specie, è la presenza di piccoli forami, o buchi, nell'osso quadratogiugale, un osso nell'angolo posteriore del cranio. Sia il cranio olotipo sia l'esemplare "Jane" presentano questa caratteristica, facendo supporre che non si tratti di una deformità ma di una caratteristica distintiva, non presente nei tirannosauridi adulti. Gli oppositori alla teoria di Bakker, affermano che si tratterebbe di un fenomeno presente solo nei giovani esemplari di Tyrannosaurus e affini ma tali fori non sono stati ritrovati in esemplari giovani di animali affini come Tarbosaurus.[14] Tuttavia, ciò mette in dubbio anche la validità stessa di Nanotyrannus, poiché tali fori indicherebbero un'incompleta sutura delle ossa, rivelando che si tratti di un esemplare giovane di T. rex.[16][17]
Un'ulteriore prova, scoperta più di recente, arriva dai modelli 3D delle cavità del cervello del cranio olotipo di Nanotyrannus e quello di Tyrannosaurus, che mostrano che la posizione dei vasi sanguigni e i nervi ottici sono posti in una differente posizione, ad ulteriore prova che i due animali siano de generi separati.[7] Tuttavia, ciò potrebbe essere giustificato da cambiamenti nella forma del cranio durante la crescita di T. rex[18][19] o da una distorsione tafonomica.[20]
L'analisi delle proporzioni degli arti pubblicata nel 2016, suggerisce che gli esemplari di Nanotyrannus hanno livelli diversi di cursorialità, citati come una potenziale differenza tra N. lancensis e T. rex.[21] Tuttavia, il paleontologo Manabu Sakomoto ha commentato che questa conclusione è probabilmente influenzata dalle ridotte dimensioni degli esemplari e la discrepanza non riflette necessariamente la distinzione tassonomica.[22] Può anche rappresentare il partizionamento di nicchie ecologiche, permettendo agli individui di diversi livelli ontogenetici di abitare nello stesso habitat, cacciando prede differenti, senza entrare in competizione.
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