Il centroscimno[2] (Centroscymnus coelolepisBarbosa du Bocage & Brito Capello 1864), o conosciuto anche come squalo portoghese o pescecane portoghese, è uno squalo della famiglia Somniosidae[3].
Centroscymnus coelolepis Barbosa du Bocage & Brito Capello, 1864
Nomi comuni
Squalo portoghese, Pescecane portoghese
Areale
Distribuzione e habitat
La specie vive nell'Oceano Atlantico Occidentale, al largo di Stati Uniti e Cuba[4], in quello Orientale, dall'Islanda al Sudafrica, ed anche nel Mediterraneo[5]. Abita inoltre le acque di Giappone, Nuova Zelanda ed Australia nel Pacifico Occidentale[6][7] e quelle delle Seychelles nell'Oceano Indiano[8]. Preferisce le acque con temperature comprese tra 5 e 13°C[6].
È stato avvistato a profondità comprese tra 150 e 3700 metri[9], ma generalmente si mantiene nell'intervallo tra i 400 ed i 2000[10].
Descrizione
La lunghezza massima di questi pesci non supera i 120cm[6]. Le pinne dorsali presentano delle minuscole spine, il muso è accorciato, la forma dei denti è lanceolata nella mascella superiore, a lama in quella inferiore con piccole cuspidi oblique. Il corpo è tarchiato, e si assottiglia bruscamente solo in corrispondenza della zona pettorale. I dentelli dermici laterali sono molto grandi e tra gli adulti ed i giovani quasi maturi sono dotati di corone circolari e lisce[5]. Il colore è uniforme e va dal marrone dorato al marrone scuro[6].
Biologia
Alimentazione
Questo squalo si nutre principalmente di altri pesci (altri squali compresi) e cefalopodi[6], ma anche di gasteropodi e carne di cetacei morti[11].
Riproduzione
La specie è ovovivipara[12], e la madre mette al mondo da 13 a 29 cuccioli, lunghi da 27 a 31cm, per volta[13].
Interazioni con l'uomo
Utilizzati per l'alimentazione umana, questi squali sono conservati essiccati o salati e sono catturati anche per ricavare l'olio noto come squalene contenuto nel fegato[6].
Conservazione
La specie è considerata in grave pericolo da alcuni studiosi[14], ma la valutazione del 2020 della Lista rossa IUCN la indica come "prossima alla minaccia"[1].
Note
(EN) Finucci, B., Cheok, J., Cotton, C.F., Kulka, D.W., Neat, F.C., Pacoureau, N., Rigby, C.L., Tanaka, S. & Walker, T.I. 2020, Centroscymnus coelolepis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
Claro, R. 1994 Características generales de la ictiofauna. p. 55-70. In R. Claro (ed.) Ecología de los peces marinos de Cuba. Instituto de Oceanología Academia de Ciencias de Cuba and Centro de Investigaciones de Quintana Roo.
Compagno, L.J.V. 1984 FAO species catalogue. Vol. 4. Sharks of the world. An annotated and illustrated catalogue of shark species known to date. Part 1 - Hexanchiformes to Lamniformes. FAO Fish. Synop. 125(4/1):1-249.
Last, P.R. and J.D. Stevens 1994 Sharks and rays of Australia. CSIRO, Australia. 513 p.
Compagno, L.J.V. and V.H. Niem 1998 Squalidae. Dogfish sharks. p. 1213-1232. In: K.E. Carpenter and V.H. Niem (eds.) FAO Identification Guide for Fishery Purposes. The Living Marine Resources of the Western Central Pacific. FAO, Rome.
Baranes, A. 2003 Sharks from the Amirantes Islands, Seychelles, with a description of two new species of squaloids from the deep sea. Israel J. Zool. 49:33-65.
Kiraly, S.J., J.A. Moore and P.H. Jasinski 2003 Deepwater and other sharks of the U.S. Atlantic Ocean Exclusive Economic Zone. Mar. Fish. Rev. 65(4):1-64.
Muus, B.J. and J.G. Nielsen 1999 Sea fish. Scandinavian Fishing Year Book, Hedehusene, Denmark. 340 p.
Compagno, L.J.V., D.A. Ebert and M.J. Smale 1989 Guide to the sharks and rays of southern Africa. New Holland (Publ.) Ltd., London. 158 p.
Breder, C.M. and D.E. Rosen 1966 Modes of reproduction in fishes. T.F.H. Publications, Neptune City, New Jersey. 941 p.
Cox, G. and M. Francis 1997 Sharks and rays of New Zealand. Canterbury University Press, Univ. of Canterbury. 68 p.
Cheung, W.W.L., T.J. Pitcher and D. Pauly 2005 A fuzzy logic expert system to estimate intrinsic extinction vulnerabilities of marine fishes to fishing Biol. Conserv. 124:97-111.
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