Sono ragni di piccole dimensioni. Il cefalotorace è di forma ovale quasi tanto largo che lungo, non curvo superiormente e con una superficie rugosa. L'opistosoma è a forma di scudo e troncato anteriormente[1].
Sul primo paio delle zampe i femori e le tibie sono piuttosto rigonfi e al disotto della tibia vi è una caratteristica frangia. Il colore prevalente è marrone scuro a chiazze, anche se alcune specie presentano una congrua varietà di colorazioni[1].
Distribuzione
Le 10 specie note di questo genere hanno diffusione prevalentemente paleartica: dall'Europa all'Africa settentrionale e all'Asia centrale fino al Giappone. Una specie, B. armadillo, è stata rinvenuta solo in alcune località dell'Italia e della Corsica[2].
Unica eccezione sembra essere B. tabupumensis, il cui unico esemplare rinvenuto in Birmania risale al 1914; la descrizione che ne fece l'aracnologo Petrunkevitch è povera di disegni descrittivi, per cui potrebbe riferirsi a qualche specie similare[1].
In Italia sono state reperite 4 specie di questo genere[3]
Ballus variegatus Simon, 1876 — dal Portogallo all'Italia
Specie trasferite
Ballus cinctipes (Banks, 1900), ridenominata come Attidops cinctipes da uno studio dell'aracnologo Edwards del 1999[2].
Ballus decempunctatusSzombathy, 1915, ridenominata come Porius decempunctatus da uno studio dell'aracnologo Prószynski del 1983[2].
Ballus planusSchenkel, 1936, ridenominata come Rhene plana da uno studio dell'aracnologo Logunov del 1993[2].
Ballus youngi Peckham & Peckham, 1888, ridenominata come Attidops youngi da uno studio dell'aracnologo Edwards del 1999[2].
Nomina dubia
Ballus obscuroides (Canestrini & Pavesi, 1868), rinvenuta in Italia e originariamente descritta come Euophrys obscuroides, a seguito di uno studio dell'aracnologo Brignoli del 1983 è da considerarsi nomen dubium[2].
Ballus sociabilis Franganillo, 1910, rinvenuta in Portogallo, a seguito di uno studio degli aracnologi Alicata & Cantarella del 1988 è da considerarsi nomen dubium[2].
Ballus vulpinus (Westring, 1851), rinvenuta in Svezia e originariamente descritta come Attus vulpinus, a seguito di uno studio degli aracnologi Alicata & Cantarella del 1988 è da considerarsi nomen dubium[2].
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