Il lattugaccio palustre (nome scientifico Willemetia stipitata (Jacq.) Dalla Torre, 1882) è una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae.[1][2]
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Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi |
(clade) | Campanulidi |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Cichorioideae |
Tribù | Cichorieae |
Sottotribù | Chondrillinae |
Genere | Willemetia |
Specie | W. stipitata |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Cichorioideae |
Tribù | Cichorieae |
Sottotribù | Chondrillinae |
Genere | Willemetia |
Specie | W. stipitata |
Nomenclatura binomiale | |
Willemetia stipitata (Jacq.) Dalla Torre, 1882 | |
Il nome del genere (Willemetia) è stato dato in onore del botanico di Nancy P.R. Willemet (1735 - 1807)[3]; mentre L'epiteto specifico (stipitata) deriva dal latino "stipitatum" e significa "portato su un gambo, con peduncolo" e fa riferimento all'habitus della pianta.[4]
Il binomio scientifico di questa pianta inizialmente era Hieracium stipitatum (basionimo) proposto dal medico, chimico e botanico olandese Nikolaus Joseph von Jacquin (1727-1817) nella pubblicazione "Flora Austriaca - 3: 51" del 1775[5], modificato successivamente in quello attualmente accettato proposto dal botanico austriaco e biologo Karl Wilhelm von Dalla Torre (1850-1928) nella pubblicazione "Anleit. Wiss. Beob. Alpenreisen 2: 257" del 1882.[6]
Habitus. La forma biologica è emicriptofita rosulata (H ros), ossia sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e hanno le foglie disposte a formare una rosetta basale. In queste piante sono presenti dei peli ghiandolari neri sui fusti, involucri e peduncoli.[3][7][8][9][10][11][12][13][14]
Radici. Le radici sono secondarie da rizoma.
Fusto.
Foglie. Le foglie si dividono in basali e cauline e sono disposte in modo alterno. Quelle basali formano una rosetta con lamine a forma da obovate a oblanceolata e con picciolo di 4 – 6 cm; la superficie è glabra di colore glauco; i bordi sono percorsi da denti ottusi rivolti versi la base. Le foglie cauline in genere consistono in un'unica (o nessuna o due) foglia lineare e alcune squame fogliacee alle ramificazioni. Dimensione delle foglie basali: larghezza 1,5 - 3 cm; lunghezza 4 – 17 cm. Dimensione della foglia caulina: larghezza 2 – 5 mm; lunghezza 15 – 40 mm.
Infiorescenza. Le infiorescenze sono composte da 1 - 5 capolini su peduncoli setolosi. I capolini sono formati da un involucro a forma cilindrica composto da brattee (o squame) densamente ghiandolose e colorate di nero con forme da lineari-lanceolate a lanceolate più o meno acute disposte su 2 serie all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori tutti ligulati. Il ricettacolo è nudo, ossia privo di pagliette a protezione della base dei fiori. Dimensione dell'involucro: larghezza 7 - 12 mm; lunghezza 10 - 12 mm. Diametro dell'infiorescenza: 25 – 35 mm.
Fiori. I fiori (una quindicina o più) sono tutti del tipo ligulato[15] (il tipo tubuloso, i fiori del disco, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi). I fiori sono ermafroditi e zigomorfi.
Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. L'achenio all'apice è provvisto di un lungo becco alla fine del quale è sistemato il pappo, mentre alla base del becco sono presenti alcuni dentelli posizionati a corona. La forma dell'achenio è ristretta alla base; la superficie laterale è costata (acheni angolosi). Il pappo è formato da setole semplici e fragili color bianco-sporco. Lunghezza degli acheni: 8 - 10 mm.
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:[20]
Per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[21]
Descrizione. L'alleanza Caricion nigrae è relativa a comunità composte da piccole ciperacee e briofite, in terreni caratterizzati da torbiere basse, acide, da oligotrofiche a mesotrofiche. In particolare in questi terreni possono talora formarsi delle piccole pozze con acque leggermente più profonde, caratterizzate dalla presenza dell'alleanza in oggetto. Facilmente si presentano sotto forma di mosaico all'interno delle torbiere e quindi in contatto con le altre comunità delle torbiere.[22]
Specie presenti nell'associazione: Juncus filiformis, Carex nigra, Carex canescens, Eriophorum scheuchzeri, Sphagnum warnstorfii, Agrostis canina, Carex demissa, Carex echinata, Carex hartmanii, Carex paupercula, Carex stellulata, Epilobium palustre, Viola palustris, Phleum alpinum, Willemetia stipitata, Sphagnum teres, Sphagnum fallax, Sphagnum flexuosum, Calliergon sarmentosum, Calliergon stramineum e Drepanocladus exannulatus.
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[23], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[24] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[25]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][12][11]
Il genere Willemetia comprende due specie, una delle quali è presente sul territorio italiano.
Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Chondrillinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Chondrillinae fa parte del "quarto" clade della tribù; in questo clade è in posizione "centrale" vicina alle sottotribù Crepidinae (insieme formano un "gruppo fratello").[12]
La sottotribù è formata da tre generi: Chondrilla, Willemetia e Phitosia dalle cui analisi molecolari risulta essere un clade ben supportato. All'interno della sottotribù il genere Chondrilla con il genere Willemetia formano un "gruppo fratello", mentre il genere Phitosia è in una posizione più "basale".[12][13][26] In precedenti studi i tre generi inclusi sono stati generalmente trattati come membri della sottotribù Crepidinae.[11]
I caratteri distintivi per la specie di questa voce sono:[11][14]
Il numero cromosomico delle specie di questo genere è: 2n = 10 (le specie sono diploidi).[11]
Il basionimo per questa specie è: Hieracium stipitatum Jacq., 1775.[20]
Per questa specie sono riconosciute valide due sottospecie:[2]
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[2]
Queste piante in generale sono molto simile alle specie del genere Crepis. Si distinguono comunque per la presenza di peli scuri soprattutto sui capolini.
Il lattugaccio palustre in altre lingue è chiamato nei seguenti modi:
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