Il nome scientifico del genere è stato definito per la prima volta dal botanico Harold Ernest Robinson (1932-2020) nella pubblicazione " Phytologia; Designed to Expedite Botanical Publication. New York" ( Phytologia 73(2): 66 ) del 1992.[3][4]
Descrizione
Il portamento Vernonanthura cordataInfiorescenza Vernonanthura cordataI fiori Vernonanthura nudiflora
L'habitus delle specie di queste piante è di tipo arbustivo e piccolo-arboreo con superfici sia glabre che densamente pubescenti per peli sia semplici che peli a forma di "T". I fusti sono affusolati o angolati; possono essere presenti specie xilopodiali. La parte ipogea del fusto può essere un rizoma o anche tuberosa. Gli organi interni di queste piante contengono lattoni sesquiterpenici.[5][6][7][8][9][10]
Le foglie, da sessili a lungamente picciolate, lungo il fusto sono disposte in modo alterno. La lamina è intera a forma da lineare o lanceolata a oblunga o obovata con base da ottusa a attenuata e apici in genere acuti. I margini sono interi e densamente seghettati. Le venature sono di tipo pennato.
Le infiorescenza, terminali oppure ascellari, sono composte da capolini separati e raccolti in formazioni da tirsoidi a piramidali panicolate o anche corimbose. I capolini (sessili o lungamente peduncolati, omogami e discoidi) sono composti da un involucro formato da 6 - 60 brattee embricate in 4 - 10 serie che fanno da protezione al ricettacolo campanulato sul quale s'inseriscono i fiori tubulosi. Le brattee, subcoriacee, più interne sono persistenti; a volte sono mucronate. Il ricettacolo, piatto, è privo di pagliette (ossia è nudo).
I fiori, da 4 a 30 per capolino, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi e actinomorfi (raramente possono essere zigomorfi).
Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
Corolla: le corolle sono formate da un tubo terminante in 5 regolari lobi; il colore varia da lavanda a porpora o anche bianco; la superficie in genere è glabra; i lobi possono essere incurvati all'esterno.
Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi e distinti, mentre le antere sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo.[12] Le antere, sagittate, alla base sono caudate o ottuse. Le appendici delle antere hanno le pareti sottili, spesso con ghiandole o peli. Il polline è triporato (con tre aperture di tipo isodiametrica o poro), è echinato (con punte) ma non "lophato".[13]
Gineceo: lo stilo è filiforme e provvisto di nodi. Gli stigmi dello stilo sono due divergenti e smussati con la superficie stigmatica posizionata internamente (vicino alla base). La pubescenza è del tipo a spazzola con peli poco acuti.[14] L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli.
I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni, a forma cilindrica o prismatica e con 8 - 10 coste (non sono bicornuti e raramente compressi)), hanno la superficie setolosa. All'interno si può trovare del tessuto di tipo idioblasto e rafidi subquadrati allungati; non è presente il tessuto tipo fitomelanina. Il pappo è formato da setole capillari e squamelle.
Biologia
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.
Distribuzione e habitat
Le piante di questo gruppo sono distribuite in America Tropicale.[2]
Sistematica
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[15], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][8][9]
Filogenesi
Le piante di questo gruppo appartengono alla sottotribù Vernoniinae descritta all'interno della tribù Vernonieae Cass. della sottofamiglia Vernonioideae Lindl.. Questa classificazione è stata ottenuta ultimamente con le analisi del DNA delle varie specie del gruppo.[18] Da un punto di vista filogenetico in base alle ultime analisi sul DNA la tribù Vernonieae è risultata divisa in due grandi cladi: Muovo Mondo e Vecchio Mondo. I generi di Vernoniinae appartengono al clade relativo all'America.[19]
La sottotribù, e quindi i suoi generi, si distingue per i seguenti caratteri:[8]
le appendici delle antere hanno le pareti sottili, spesso con ghiandole o peli;
il polline può essere "lophato", ma anche non "lophato".
Nell'ambito della tribù il gruppo delle Vernoniinae (insieme alle sottotribù Chrestinae e Lychnophorinae) è stato uno degli ultimi a evolversi (occupa quindi una posizione vicina al "core" della tribù).[19] In precedenza la tribù Vernonieae, e quindi la sottotribù di questo genere (Vernoniinae), era descritta all'interno della sottofamiglia Cichorioideae.[9]
I caratteri distintivi per le specie di questo genere ( Vernonanthura ) sono:[8]
i lobi della corolla sono privi di peli;
il portamento è raramente rampicante;
gli acheni hanno dei rafidi subquadrati.
Il numero cromosomico delle specie di questo genere è: 2n = 34.[8][9]
Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN88-7287-344-4.
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