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Soaresia velutina Sch.Bip., 1864 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae. Soaresia velutina è anche l'unica specie del genere Soaresia Sch.Bip., 1864 .[1][2][3]

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Soaresia velutina
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Vernonioideae
Tribù Vernonieae
Sottotribù Chrestinae
Genere Soaresia
Sch.Bip., 1864
Specie S. velutina
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Vernonieae
Genere Soaresia
Specie S. velutina
Nomenclatura binomiale
Soaresia velutina
Sch.Bip., 1864

Etimologia


Il nome scientifico della specie è stato definito per la prima volta dal botanico Carl Heinrich Schultz (1805-1867)nella pubblicazione " Jahresbericht der Pollichia, eines Naturwissenschaftlichen Vereins der bayerischen Pfalz" ( Jahresber. Pollichia 20-21. 377) del 1863.[4] Il nome scientifico del genere è stato definito dallo stesso botanico nella medesima pubblicazione.


Descrizione


La pianta di questa voce è un subarbusto con la parte basale del fusto formante uno xylopodio[5], ossia una colonna di legno corta ma robusta e nodosa. In genere le varie parti di questa pianta sono ricoperte da peli simmetrici a forma di "T" che formano delle superfici a feltro. Gli organi interni contengono lattoni sesquiterpenici.[6][7][8][9][10][11]

Le foglie formano delle rosetta embricate; mentre lungo il caule sono disposte in modo alterno. La forma della lamina è pennatopartita (anche profondamente lobata). In alcune specie le venature sono quasi longitudinali con superfici argenteo-vellutate. I bordi possono essere continui, dentati o spinosi. Le stipole sono assenti. La superficie superiore è verde, quella inferiore è più scura.

Le infiorescenze sono formate da capolini sessili raccolti in formazioni glomerulose, in qualche caso sono spicate con maturazione orientata verso l'apice (gli organi più giovani sono verso l'alto, e quelli vecchi in basso). I capolini sono composti da un involucro a forma cilindrica, campanulata o globosa formato da circa 12 brattee disposte in modo embricato su circa 3 serie che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono i fiori tubulosi. Il ricettacolo, piatto o convesso, è nudo (senza pagliette).

I fiori, pochi per ogni capolino (4), sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi (e fertili) e actinomorfi.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[12]

I frutti sono degli acheni con pappo. La forma dell'achenio è cilindrico-prismatica (con 5 angoli) a 5 - 10 coste; i rafidi sono corti o allungati; la superficie può essere glabra o setolosa. Non è presente la fitomelanina. Il pappo è formato da 15 brevi setole o in altri casi da peli capillari e squamelle e può essere caduco.


Biologia



Distribuzione e habitat


Le specie di questo gruppo si trovano principalmente in Brasile.[3]


Sistematica


La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23 000 specie distribuite su 1 535 generi[16], oppure 22 750 specie e 1 530 generi secondo altre fonti[17] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1 679 generi)[18]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][9][10]


Filogenesi


Le specie di questo gruppo appartengono alla sottotribù Chrestinae descritta all'interno della tribù Vernonieae Cass. della sottofamiglia Vernonioideae Lindl.. Questa classificazione è stata ottenuta ultimamente con le analisi del DNA delle varie specie del gruppo.[19] Da un punto di vista filogenetico in base alle ultime analisi sul DNA la tribù Vernonieae è risultata divisa in due grandi cladi: Muovo Mondo e Vecchio Mondo; a sua volta entrambi divisi in due subcladi. Il genere di questa voce appartiene al subclade relativo all'America tropicale (l'altro subclade americano comprende anche specie del Nord America e del Messico).[10]

I caratteri distintivi della sottotribù sono i seguenti:[9]

  • le infiorescenze si presentano in modo strettamente spicato con un tipo di maturazione fortemente acropetala;
  • il polline normalmente non è "lophato" (con rilevi e avvallamenti);
  • i rafidi spesso sono allungati.

I caratteri distintivi per il genere di questa specie sono:[3]

  • le infiorescenze sono formate da capolini sorretti da alcune larghe foglie embricate;
  • le foglie sono ampie con la superficie percorsa da poche sublongitudinali vene.

Sinonimi


Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[3]


Note


  1. (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato l'11 settembre 2021.
  3. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato l'11 settembre 2021.
  4. The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato l'11 settembre 2021.
  5. Strasburger 2007, pag. 166.
  6. Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  7. Strasburger 2007, pag. 860.
  8. Judd 2007, pag.517.
  9. Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 160.
  10. Funk & Susanna 2009, pag. 445.
  11. Robinson 1999, pag. 11.
  12. Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  13. Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  14. Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  15. Judd 2007, pag. 523.
  16. Judd 2007, pag. 520.
  17. Strasburger 2007, pag. 858.
  18. World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  19. Susanna et al. 2020.

Bibliografia



Voci correlate



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