La silene rigonfia, o gonfiata (Silene vulgaris (Moench) Garcke), è una piccola pianta (alta fino a 60–70cm; massimo 100cm) perenne e glabra, dai caratteristici fiori, chiamati “bubbolini”, appartenente alla famiglia delle Caryophyllaceae.
Progetto:Forme di vita - implementazione Classificazione APG IV. Il taxon oggetto di questa voce deve essere sottoposto a revisione tassonomica.
Bubbolini
Carletti
Crepaterra
Cuïn
Erba del cucco
Minuto
Schioppettini
Sciopeti
Stridoli
Strigoli
Stringoli
Sgrizoi
Tagliatelle della Madonna
Verzuli
Grisol
Sclopit
Lacfitt
Farricelli
Cavolo lustro o bubbolo
Sistematica
Il genere Silene è molto vasto: comprende oltre 300 specie; per lo più erbacee, annue, bienni o perenni. Di queste in Italia se contano almeno una sessantina spontanee.
La specie presenta una grande variabilità di caratteri. Le moderne classificazioni ne individuano diverse sottospecie che si differenziano per la dimensione, il portamento e le foglie (che possono essere pubescenti o glabre, oppure dentellate o intere, oppure cigliate).
Dato il carattere polimorfo della pianta si sono creati nel tempo anche diversi sinonimi.
Varietà e sinonimi sono stati sviluppati nella scheda indicata qui sotto:
Lo stesso argomento in dettaglio: Varietà e sinonimi di Silene vulgaris.
Etimologia
Il nome del genere (Silene) si riferisce alla forma del palloncino del fiore. Si racconta che Bacco avesse un compagno di nome Sileno con una gran pancia rotonda. Ma probabilmente questo nome è anche connesso con la parola greca “sialon” (= saliva); un riferimento alla sostanza bianca attaccaticcia secreta dal fusto di molte specie del genere.
Morfologia
La forma biologica di questa pianta è emicriptofita scaposa (H scap): pianta perennante per mezzo di gemme al suolo (emicriptofita), e con asse fiorale più o meno privo di foglie (scaposa).
Radici
La pianta possiede una struttura radicale rizomatosa a base lignificata. Possiede anche diverse radici (e radichette) secondarie da rizoma.
Fusto
Il fusto ha un aspetto erbaceo ma ascendente ed eretto. Può essere glabro o leggermente pubescente. Nella parte alta il fusto è in qualche caso vischioso.
Foglie
Le foglie sono del tipo ovate o lineari – lanceolate (non molto strette). Il colore è verde con riflessi bluastri (ma in altre varietà verde – cenere).
Foglie basali: hanno un piccolo picciolo e formano una rosetta.
Foglie cauline: sono sessili a disposizione opposta nei nodi lungo il fusto.
Infiorescenza
L'infiorescenza è di tipo lasso a pannocchia con fiori penduli su peduncoli flessuosi lunghi 5 – 15mm.
In particolare l'infiorescenza viene definita come bipara ossia i fiori crescono da ambo i lati rispetto al fiore apicale con 3 – 9 fiori totali.
Fiori
I fiori sono ermafroditi ( dioici o poligami) e pentameri.
Calice: il calice ha una caratteristica forma a palloncino ovoidale (lungo il doppio rispetto alla larghezza) sinsepalo (= gamosepalo; ossia i sepali sono fusi insieme) a volte definito anche “monosepalo”; il colore può essere verde pallido o rosa – biancastro tendente al bruno chiaro. Sulla superficie rigonfia sono presenti 20 evidenti nervature longitudinali, collegate da altre nervature trasversali più brevi e meno evidenti e meno precise. Il calice contiene interamente sia l'ovario che la capsula fruttifera da qui la sua particolare struttura rigonfia. Sul calice sono inoltre presenti dei denti terminali lunghi 1/6 del calice. Questi denti sono papillosi e pubescenti. Questa struttura è persistente.
Corolla: i petali della corolla sono 5 di colore bianco o rosa chiaro. Terminano con una unghia sporgente dal calice lunga quanto il calice stesso. L'unghia è completamente divisa (bilobata) in due lacinie subspatolate o oblanceolate a disposizione patente. Dimensioni dell'unghia: larghezza 3mm; lunghezza 8mm.
Androceo: gli stami sono 10 e fuoriescono dal calice.
Gineceo: gli stili sono 3 (anche questi sporgono dal calice) con stimmi lievemente pubescenti. Il gineceo è supero e tricarpellare (sincarpico).
Fioritura: fiorisce da Maggio a Settembre
Impollinazione: vento, api, farfalle soprattutto notturne. La particolare forma del fiore a palloncino con imboccatura stretta è di difficile accesso agli insetti più grossi come i calabroni (pur tuttavia alcuni di questi hanno trovato il modo di bucare la parte bassa del fiore per accedere al suo nettare) per cui il fiore per facilitare l'impollinazione rimane aperto fino ad ore tarde per favorire gli insetti notturni più piccoli.
Frutti
Il frutto è una capsula globoso–piriforme compresa col calice persistente e con una corona di denti (in numero di 6) apicali. La capsula alla fruttificazione è lunga tre volte il carpoforo (piccolo peduncolo basale che sostiene la capsula – vedi illustrazione qui sotto). Il frutto è del tipo deiscente nella parte alta con molti semi.
Calice con stami e stili sporgenti
Nervature del calice
Capsula e carpoforo
Infiorescenza bipara
Parte persistente della pianta
Distribuzione e habitat
Geoelemento: il tipo corologico di Silene vulgaris è definito come “Euroasiatico” (Eurasiat. ) quindi di provenienza dalle zone freddo - temperate dell'emisfero boreale. È da notare che data la vastità dell'areale di questa pianta (con le sue molte varietà) alcuni autori considerano il geoelemento come “Paleotemperato” (Paleotemp. ), quasi subcosmopolita (presente cioè in quasi tutte le parti del mondo).
Distribuzione: la pianta è presente in Europa, Asia, Africa settentrionale, America meridionale. In Italia è comune in tutte le regioni.
Habitat: è possibile trovarla nei prati, arbusteti, boschi radi e margini dei sentieri. La pianta è sinantropa e nitrofila, è frequente quindi la sua presenza in zone ruderali ricche di azoto, o anche nei prati fertili concimati e antropizzati. In alcuni casi può essere considerata erba infestante.
Distribuzione altitudinale: da 0 a 2800 ms.l.m..
Usi
Cucina
Molto ricercata in gastronomia (con il nome di grisol, strigoli, stridoli, strigioli, carletti, strisci, scrissioi, s-ciopit o sclopit, zimole, s-ciopetin, verzulì, cuiet o versèt in Veneto e nell'Appennino Umbro Marchigiano meglio noti come concigli), è reputata fra le migliori erbe commestibili, col suo sapore dolce e delicato. Si raccoglie solo prima della fioritura, perché poi le foglie basali diventano troppo coriacee. L'erba si mangia sia cruda, sia cotta (come gli spinaci), in risotti, minestre, ripieni, ravioli e frittate.[1]
Industria
L'industria dalla pianta ricava saponi.[senzafonte]
Sagre
A Galeata, nell'Appennino forlivese, si tiene ogni anno una tradizionale Sagra dello stridolo, dedicata ai piatti tipici cucinati con la silene. Nel forlivese, infatti, quest'erba, è chiamata stridolo, a causa del caratteristico rumore che produce allo sfregamento, percepito come uno stridìo.
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