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Coelonia fulvinotata (Butler, 1875)[2] è un lepidottero appartenente alla famiglia Sphingidae, diffuso in Africa.[3][4]

Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Coelonia fulvinotata
Femmina di Coelonia fulvinotata fulvinotata (recto)
Stato di conservazione
Specie non valutata[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Bombycoidea
Famiglia Sphingidae
Sottofamiglia Sphinginae
Tribù Acherontiini
Genere Coelonia
Specie C. fulvinotata
Nomenclatura binomiale
Coelonia fulvinotata
(Butler, 1875)
Sinonimi

Coelonia fulvinotata nigricans
(Closs, 1911)
Coelonia mauritii
(Butler, 1876)
Macrosila solani
Walker, 1856 (partim)
Phlegethontius fulvinotata
Kirby, 1892
Phlegethontius mauritii
Kirby, 1892 (citat. incorr.)
Phlegethontius solani
Kirby, 1892 (partim)
Protoparce fulvinotata
Butler, 1875
Protoparce mauritii
Butler, 1876
Sphinx solani
Herrich-Schäffer, 1854

Sottospecie
  • C. fulvinotata fulvinotata
  • C. fulvinotata nigrescens

Etimologia


L'epiteto specifico fulvinotata è composto dai termini latini "fulvus", (= fulvo, color giallo-rossiccio), e "notatus", participio passato del verbo "noto" (= segnare, contrassegnare), probabilmente in riferimento alle macchie giallo ocra presenti ai lati dell'addome.[2][5]


Descrizione



Adulto


L'aspetto generale è molto simile a quello di Coelonia solani, sia per colorazione, sia considerando le geometrie alari, ma qui le tonalità tendono ad essere più scure.[3][4] Il colore di fondo della pagina superiore dell'ala anteriore è un marroncino più o meno scuro, con una macchia apicale di forma trapezoidale, che si staglia rispetto ad una zona biancastra subapicale, più grande e di forma irregolare, lievemente più chiara nella femmina. Non si osserva una vera e propria macchia discale, sebbene sia presente una piccolissima macchia triangolare traslucida, sita grosso modo posteriormente alla metà di Sc. A differenza di quanto osservabile in C. solani, qui si nota la presenza di un'area più chiara posta a metà della zona basale, più facilmente individuabile nella femmina. L'apice è lievemente falcato, mentre il termen risulta alternativamente bianco e brunastro, ma quasi per nulla dentellato; il tornus è netto e pressoché ad angolo retto.[2][4][6]

La pagina inferiore dell'ala anteriore è tinta di un giallo ocra, che però lascia chiaramente trapelare, più chiare, le nervature costituenti la cellula discale.[2][4]

Il recto dell'ala posteriore è tinto di un giallo vivo nel terzo basale, in cui sono ben visibili due brevi bande marroni oblique, posizionate grosso modo parallelamente al margine interno. I due terzi distali, invece, riportano una colorazione rosso-brunastra, in cui sono distinguibili almeno due linee in chiaroscuro, parallele al termen. Il bordo marrone è più largo anteriormente, e dall'estremità distale di C arriva al margine posteriore, ben oltre l'angolo anale; quest'ultimo appare peraltro un po' più scuro. L'apice è tondeggiante, mentre il termen risulta alternativamente bianco e marrone, e lievemente dentellato.[4]

Il verso dell'ala posteriore è colorato, per i due terzi basali, di un giallo tenue (carattere distintivo rispetto a C. solani) interrotto da due sottili linee marroni parallele al termen. Il terzo distale assume invece una tonalità più scura, assimilabile a quella della pagina inferiore dell'ala anteriore.[4]

Le antenne sono moniliformi e grigiastre, ma si mostrano biancastre e lievemente uncinate all'estremità distale; la loro lunghezza è pari a circa la metà della costa dell'ala anteriore. Gli occhi sono grandi e la spirotromba è rosso-brunastra.[4][6]

Il torace è dorsalmente marrone scuro, ma ad una indagine più attenta rivela piccoli ciuffi di scaglie piliformi rosa sul metanoto; la superficie ventrale è invece molto chiara, quasi biancastra, come in C. solani.[4][6]

Nelle zampe anteriori, il tarso è più corto che in C. solani, ma provvisto di setae più lunghe, come pure la tibia; nelle coxae maschili, gli androconia sono più sviluppati che nella specie congenere. La formula tibiale è 0-2-4. Il pulvillus è presente, come pure il paronychium, che è bilobato da ambo i lati.[3][4][6]

L'entomologo, aracnologo ed ornitologo britannico Arthur Gardiner Butler (1844-1925), che descrisse la specie nel 1875[2]
L'entomologo, aracnologo ed ornitologo britannico Arthur Gardiner Butler (1844-1925), che descrisse la specie nel 1875[2]

L'addome riprende le tonalità del torace sia dorsalmente, sia ventralmente, ma sui fianchi si possono notare due macchie gialle per lato (anziché bianche, come in C. solani).[2][4][6]

Nel genitale maschile, l'uncus risulta simile a quello di Agrius convolvuli, ma meno sollevato nella zona preapicale, e leggermente più ampio. Lo gnathos rivela invece la presenza di in lobo mediano, affine a quello di Megacorma obliqua, ma di forma diversa. Anche l'harpe appare simile a quello di Agrius convolvuli, con due processi laterali, ma tra i due è quello ventrale il più lungo.[4][6]

Nel genitale femminile, l'ostium bursae è ricoperto da una plica membranosa e bilobata, molto più ampia di quella di Agrius convolvuli.[4][6]

L'apertura alare può raggiungere i 120 mm.[7]


Larva


Il bruco, che ricorda quello di Agrius convolvuli, è inizialmente marroncino, ma via via che matura assume una tonalità verde sempre più accesa, con una banda dorsale marroncina e strisce diagonali nerastre, bordate di bianco, lungo i fianchi; il torace mostra un paio di rigonfiamenti dorsali appaiati sul secondo e terzo somite. Il capo è verde, lievemente più chiaro del resto del corpo, con due bande nere laterali. Le zampe sono nere mentre le pseudozampe sono verdastre per tutta la lunghezza, e nere solo all'estremità distale. Il cornetto caudale, di un marroncino non troppo scuro, è filiforme, ricurvo come in Acherontia atropos e tubercolato anziché liscio come in Coelonia solani. Le aperture spiracolari sono nere e allungate, bordate di bianco.[3][6][7]


Pupa


Nella crisalide, arancione e anch'essa simile a quella di Agrius convolvuli, la spirotromba è ricurva e libera. La pupa viene rinvenuta all'interno di un piccolo bozzolo, posto tra gli strati superficiali del terreno.[3][6][7]


Biologia



Larva


Acanthus pubescens
Aeschynanthus longicaulis
Buddleja davidii
Clerodendrum paniculatum
Clerodendrum splendens
Clerodendrum thomsoniae
Dahlia pinnata
Duranta erecta
Fernandoa magnifica
Lantana camara
Millingtonia hortensis
Newbouldia laevis
Nicotiana alata
Salvia splendens
Solanum lycopersicum
Solanum torvum
Spathodea campanulata
Stachytarpheta indica
Stachytarpheta jamaicensis
Tecoma capensis
Veronica speciosa

Le larve di questo lepidottero sono spiccatamente polifaghe, pertanto si accrescono sulle foglie di svariate specie di piante nutrici, tra cui:[7][8]


Adulto


Aerangis kotschyana
Aerangis thomsonii

Come avviene di regola negli Sphingidae, gli adulti sono forti volatori e visitano i fiori alla ricerca di nettare, svolgendo il compito di insetti pronubi per diverse piante (fenomeno definito impollinazione entomofila). Nel caso specifico dell'adulto di C. fulvinotata, studi condotti in Kenya e Madagascar, hanno permesso di stabilire che questo svolge la funzione di insetto pronubo per le seguenti Orchidaceae, appartenenti alla sottotribù Angraecinae:[9]

Quanto descritto sopra avviene perché il fiore stellato di queste specie possiede uno sperone di conformazione e lunghezza adatte ad essere "visitato" con profitto solo dalla spirotromba di questo lepidottero.[9]

L'ecozona afrotropicale, ove si estende l'areale della specie[2]
L'ecozona afrotropicale, ove si estende l'areale della specie[2]

Distribuzione e habitat


L'areale della specie si estende all'interno dell'ecozona afrotropicale, e comprende: il Gambia, la Guinea, la Sierra Leone, la Costa d'Avorio, il Burkina Faso, il Ghana, la Nigeria, São Tomé e Príncipe (l'isola di São Tomé è il locus typicus della sottospecie C. f. nigrescens), il Camerun, la Repubblica Centrafricana, l'Etiopia, la Guinea Equatoriale (Isola di Bioko), il Gabon, la Repubblica del Congo, la Repubblica Democratica del Congo (Provincia Orientale, Provincia del Kivu Nord), l'Uganda, il Kenya, la Tanzania (sia continentale, sia l'Isola di Pemba), l'Angola, lo Zambia, il Malawi, lo Zimbabwe, il Mozambico, le Comore (Grande Comore), il Madagascar, le Mauritius, Riunione e il Sudafrica (locus typicus della sottospecie nominale).[2][3][4][6][7][10][11][12]

L'habitat è rappresentato dalla foresta primaria, dal livello del mare fino a modeste altitudini.[2][3][6]


Tassonomia



Sinonimi


Sono stati riportati nove sinonimi:[4][6][11]


Sottospecie


Sono state distinte due sottospecie:[3][4][10][12]

Sottospecie molto simile a quella nominale, ma contraddistinta da una colorazione delle ali nettamente più scura, su ambo i lati, con un minore contrasto tra le geometrie presenti sulla pagina superiore dell'ala anteriore.[12]

Galleria d'immagini



Conservazione


Lo stato di conservazione della specie non è stato ancora valutato dalla Lista rossa IUCN.[1]


Note


  1. (EN) The IUCN Red List of Threatened Species, su iucnredlist.org. URL consultato il 30 aprile 2014.
  2. (EN) Butler, A. G., Descriptions of thirty-three new or littleknown species of Sphingidae in the collection of the British Museum, in Proceedings of the Zoological Society of London, vol. 1875, Londra, 1875, pp. 3-16 (11), pl. 1-2. URL consultato il 30 aprile 2014.
  3. (EN) Bernard D'Abrera, Sphingidae Mundi. Hawk Moths of the World. Based on a Checklist by Alan Hayes and the collection he curated in the British Museum (Natural History), 1ª ed., Faringdon, Oxon., SN7 7DR United Kingdom, E.W. Classey Ltd., 1986, pp. 14-15, ISBN 0-86096-022-6.
  4. (EN) Coelonia fulvinotata, in CATE Creating a Taxonomic eScience. URL consultato il 30 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2014).
  5. Castiglioni, L. & Mariotti, S., IL - Vocabolario della lingua latina, Brambilla, A. & Campagna, G., 30ª ristampa, Torino, Loescher, 1983 [1966], p. 2493, ISBN 978-88-201-6657-1, LCCN 76485030, OCLC 848632390.
  6. (EN) Rothschild, L. W. & Jordan, H. E. K., A Revision of the Lepidopterous Family Sphingidae, in Novitates Zoologicae, 9 (supplemento), Tring, aprile 1903, pp. 6 (chiave), 25, 26. URL consultato il 30 aprile 2014.
  7. (EN) Coelonia fulvinotata, in African Moths. URL consultato il 30 aprile 2014.
  8. (EN) Coelonia fulvinotata, in HOSTS - a Database of the World's Lepidopteran Hostplants. URL consultato il 30 aprile 2014.
  9. (EN) Martins, D. J. and Johnson, S. D., Hawkmoth pollination of aerangoid orchids in Kenya, with special reference to nectar sugar concentration gradients in the floral spurs, in American Journal of Botany, vol. 94, n. 4, aprile 2007, pp. 650-659, DOI:10.3732/ajb.94.4.650, ISSN 1537-2197 (WC · ACNP). URL consultato il 30 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2014).
  10. (EN) Coelonia fulvinotata, in Funet. URL consultato il 30 aprile 2014.
  11. (EN) Coelonia fulvinotata, in AfroMoths. URL consultato il 30 aprile 2014.
  12. (EN) Coelonia fulvinotata nigrescens, in CATE Creating a Taxonomic eScience. URL consultato il 30 aprile 2014.
  13. (DE) Closs, A., Einige neue Aberrationen aus meiner Sphingidensammlung, in Internationale entomologische Zeitschrift, vol. 5, Francoforte sul Meno, Internationaler Entomologischer Verein E.V., 1911, pp. 275. URL consultato il 30 aprile 2014.
  14. (EN) Butler, A. G., Revision of the Heterocerous Lepidoptera of the family Sphingidae, in Transactions of the Zoological Society of London, vol. 9, n. 19, Londra, Zoological Society of London, 1876, pp. 511-644 (606). URL consultato il 30 aprile 2014.
  15. (EN, LA) Walker, F., List of the specimens of lepidopterous insects in the collection of the British Museum, a cura di John Edward Gray, Parte VIII. Sphingidae, Londra, Edward Newman, 1856, p. 206, ISBN non esistente. URL consultato il 30 aprile 2014.
  16. (EN) Kirby, W. F., A synonymic catalogue of Lepidoptera Heterocera. (Moths), Vol. 1. Sphinges and bombyces, Londra, Gurney & Jackson, 1892, p. 687, ISBN non esistente. URL consultato il 30 aprile 2014.
  17. (DE) Herrich-Schäffer, G. A. W., Sammlung neuer oder wenig bekannter aussereuropäischer Schmetterlinge, 1 (1), Ratisbona, G.J. Manz, 1850-58, pp. 79, tav. 45, fig. 101, ISBN non esistente. URL consultato il 30 aprile 2014.
  18. (FR) Basquin, P., Contribution à la connaissance des Sphinx de l'île de São Tomé (Lepidoptera, Sphingidae). Description d'une nouvelle espèce, in Bulletin de la Société de Sciences Naturelles, vol. 75-76, 1992, pp. 46-49 (47).

Bibliografia



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